domenica 27 febbraio 2011

Una questione di integrità

Parlano di noi. Raccontano quello in cui crediamo, dicono chi siamo. Sono gli alberi che vediamo in giro nei nostri parchi e nei giardini. Sono le piante mutilate, sbrancate, capitozzate che parlano per conto dei loro proprietari... Sento le voci di questi ultimi e i loro giri di parole quando non vogliono ammettere quello che provano... diciamo di amare gli alberi, la verità è che abbiamo paura che crescano liberi e vigorosi, che siano floridi e ricchi di frutti; ai nostri occhi non fanno che sporcare coi loro frutti e con le foglie che intasano le nostre grondaie, imbrattano lo scivolo dell'autorimessa, soffocano l'erba; e poi fanno polvere; attirano gli insetti; temiamo che cadano, che si abbattano sul tetto, che si schiantino sulla casa del vicino. Non dormiamo la notte perché abbiamo paura. Abbiamo PAURA dei nostri alberi...

Un uccello vede in un albero un'occasione per ripararsi, un'eventuale fonte di nutrimento e riposo, un territorio da difendere; un cane l'opportunità per fare i suoi bisogni; un gatto l'occasione per affilarsi le unghie, per andare a caccia e farsi un riposino; insetti e altre piante poi, muschi e licheni, vivono del sistema albero. Noi invece vediamo un albero e abbiamo paura. Paura della sua forza, paura della sua bellezza. Paura del suo vigore, della sua pervicacia, della sua autonomia. In fondo non vogliamo che sia libero di esprimersi, portare a compimento il disegno della sua forma, il progetto che era racchiuso nel suo seme. Siamo quasi infastiditi dalla sua determinazione a portare avanti il suo compito, la sua missione - essere ciò che è.

Forse perché abbiamo tradito noi stessi il nostro intento originale, quello in cui credevamo, il nostro ideale, i nostri sogni. Chi volevamo essere, chi volevamo diventare? Per un albero o un filo d'erba è più semplice, loro seguono un disegno ben preciso, tanto è vero che anche se li tagliamo, li amputiamo, li capitozziamo, pazientemente tendono a ricostruire quella forma, a ridare espressione a quel modello ideale di pianta a cui aspirano. Noi ci perdiamo più facilmente.

Allevare una pianta non è semplicemente piegarla, costringerla nella forma e nelle dimensioni che fanno comodo a noi. Allevare una pianta è condurla pazientemente e sapientemente a esprimere le potenzialità della sua specie in accordo con il suo, per così dire, "carattere personale" - sviluppatosi in seguito alla sua storia particolare, alle condizioni di giacitura e composizione del terreno in cui cresce, alla vicinanza di altre piante, edifici e manufatti, all'esposizione alle avversità che ha incontrato, alle intemperie, agli attacchi parassitari e non da ultimo a interventi "manutentivi" impropri.

Allevare una pianta - come qualsiasi altro essere vivente - è una responsabilità, è un richiamo continuo al nostro stesso percorso, all'espressione delle nostre stesse potenzialità e a quello che di noi possiamo offrire alla collettività quando noi stessi avremo raggiunto la nostra maturità e saremo pronti a fiorire e portare frutti.

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Allora, che cosa fare? Diffondere e promuovere una cultura di rispetto e cura per i nostri alberi - lo ha fatto recentemente la LIPU con la pubblicazione di un Dossier che merita di essere diffuso a tutti i cittadini e a tutte le Amministrazioni Pubbliche su tutto il territorio nazionale e lo ha fatto il Comune di Torino con la Pubblicazione del Manuale per Tecnici del Verde Urbano. Denunciare ai Sindaci e ai Settori competenti i casi di errata gestione e mal governo del patrimonio arboreo comune coi relativi danni che ne conseguono alla cittadinanza, come hanno fatto in maniera pacata ed esemplare le maestre della Scuola Elementare di Dolo, in provincia di Venezia. Rivolgersi a professionisti di comprovata esperienza ogni qualvolta abbiamo bisogno di fare una valutazione e intervenire sui nostri alberi e nei nostri giardini, qui un esempio eccellente. Se siete dei giardinieri, astenetevi da interventi che ritenete inutili e dannosi per le piante anche a costo di perdere un potenziale cliente; sappiate che là fuori c'è tutta una serie di persone, possessori di piante e giardini che non aspettano che trovare un giardiniere qualificato in grado di prendersi cura dei propri alberi. Eseguite potature di cui essere fieri, siate sicuri che un bambino possa guardare con gioia e serenità il lavoro che avete appena eseguito.

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Per quanti dei miei lettori poi "somatizzano" - non possono cioè fare a meno di accusare un senso di malessere e un dolore quasi fisico di fronte allo spettacolo di capitozzature e dannose e inutili mutilazioni della chioma degli alberi nei nostri parchi e giardini, oltre alle azioni di cui sopra, consiglio una piccola pratica di riequilibrio.

Osservate il misfatto, se le capitozature sono state inflitte a più piante come su di un filare o a un intero gruppo di alberi può essere utile sceglierne una singolarmente, rimanete per qualche minuto nel disagio che vi causa. Cercate di percepire dove si colloca nel vostro corpo - negli arti? allo sterno, al plesso solare? a livello degli occhi? - e di quale colore si tinge - è rabbia? impotenza? indignazione? sconforto? dispiacere? paura?

Primo passo. Prendetevi qualche minuto per accogliere questa sensazione e le emozioni e i pensieri che suscita in voi. State con lei e quindi ritrovate il centro del vostro equilibrio, osservate il vostro stato da una certa distanza.

Secondo passo. Siate certi che l'albero in questione sta vivendo questa esperienza su un piano diverso dal nostro. Esso non giudica, semplicemente mobiliterà tutte le risorse che possiede - riserve energetiche a livello delle radici e del fusto, gemme quiescienti, etc. - e metterà in atto tutte le soluzioni che conosce - compartimentazione, callo cicatriziale, etc. - per far fronte e possibilmente rimediare al danno subito.

Terzo passo. Collegatevi all'immagine intatta dell'albero così come ve lo ricordate, se lo frequentavate e lo conoscevate già da prima, o così come è propria di quella determinata specie. A questo proposito può essere utile, una volta identificata la specie dell'albero in questione, cercarne l'immagine di un esemplare sano e vigoroso, o anche il disegno della sua silouette ideale. Rimanete con questa immagine, coltivatela dentro di voi ed entrate in risonanza con l'albero vicino a voi. Sentite quello che succede allora, e scambiatevi un abbraccio con il vostro albero.

giovedì 17 febbraio 2011

sognando l'estate

I giardini più riusciti sono un perfetto equilibrio di ordine e caos. La tensione creata da questo equilibrio costantemente minacciato è il battito cardiaco del giardino. (Il giardino perduto, H. Humphreys)

The best gardens are a perfect balance of order and chaos. The tension created by this constant threatened balance is the pulse of the garden itself. (The Lost Garden, Helen Humphreys)


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